In treno, dal finestrino
Adoro viaggiare, se potessi, viaggerei di continuo… nel viaggio, la vita sembra vibri a modulazioni inconsuete, c’è più adrenalina, il cuore è più allegro.
L’inaspettato, lo sperdersi, mi fa sentire più viva, mi attiva i sensi e sconvolge qualsiasi mio pregiudizio.
Quando arrivo ad essere spaesata, si rompe qualsiasi schema mentale.
Incontrare e conoscere nuovi odori, nuovi sapori, nuovi colori che non pensavi neanche potessero esistere.
Si impara di continuo e dobbiamo imparare di continuo, nulla è più scontato, neppure prendere un mezzo o ordinare dal menù al ristorante.
Nessuno ci conosce, nessuno conosce la nostra storia, il nostro nome, il nostro viso, veniamo visti e guardiamo in modo nuovo.
È un momento “unico”, un’occasione, dove cercare anche un io più vero, più profondo.
È anche vero che ci sono altre vie per esplorare.
Dice Lao Tzu nel Tao Te King: “Senza uscire dalla porta, conoscere il mondo!
Senza guardare dalla finestra, vedere la Via del Cielo!
Più lontano si va meno si conosce.
Perciò il Santo conosce senza viaggiare;
egli nomina le cose senza vederle;
egli compie senza azione”.
C’è del vero, del resto: c’è chi viaggia sempre e non parte mai, avvolto in un bozzolo di pregiudizi. C’è chi parte e va lontano senza bisogno di viaggiare.
C’è chi parte e viaggia e c’è chi non parte e non viaggia.
Forse il punto non è se stare a casa o partire, però lo dico: il mio cuore e la mia indole è col viaggiatore, non sono né così saggia né così malata da star bene solo dove sono nata e dove vivo.
Adoro anche quando sbaglio strada e credo che questo succeda di continuo al viaggiatore: cerca una cosa e ne trova un’altra.
Quando viaggio trovo assolutamente bello e incredibile non capire.
Si! Non capire, ritrovarmi a non comprendere le parole che mi circondano…
privati come siamo improvvisamente di ciò che è più importante…la capacità di comunicare.
La parola diventa suono, una specie di sottofondo ai nostri pensieri, ed è favoloso sedersi in un gruppo e non avere nessun obbligo di capire o dire, immersi in una gelatina di suoni.
Che c’è nella lingua? Cosa nasconde? Cosa ci sottrae?
Durante i miei viaggi, in particolare nei paesi mediorientali e orientali, non ho tentato di imparare l’arabo ne alcuna delle lingue berbere o indi.
Non volevo perdere nulla della forza di quelle strane grida.
Volevo essere colpita da quei suoni per ciò che essi erano, e non volevo che nulla fosse attenuato da cognizioni inadeguate e artificiose.
Dimensioni | 50 × 70 cm |
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Anno | 2022 |
Tecnica mista su | Tela, foglio dorato, gesso, acrilici |
€3.500,00
1 disponibili