Qual è stato il tuo percorso artistico?
Sono nata nel 1967 a Milano. Sono un’Artista Impressionista Astratta Contemporanea. Trovo ispirazione dall’immaginario, dalla natura e da diversi tipi di materiali e texture. Vivo e lavoro nell’hinterland di Milano e Bergamo.
Giornalista, ho studiato arte e fotografia frequentando la Scuola Superiore di Arte applicata del Castello Sforzesco di Milano. Proseguo con Grafica Editoriale e per oltre vent’anni sono stata Art Director del periodico Musica Jazz della Casa Editrice Rusconi, Hachette poi Hearst.
Sicuramente creativa ed estrosa, a volte allegra, pensierosa, quasi sempre tranquilla, certe altre volte autorevole altre volte stravagante sui generis e autoironica. A volte inconcludente e modesta, generosa sempre e per alcuni anche ombrosa, ruminatrice di letture disordinate, curiosa ed appassionata di tutto quanto è – cultura – e quindi ostinatamente appesa all’idea che sapere e libertà siano inscindibili dall’individuo e dalla Retta, Giusta, Libera Polis.
Fin da bambina ho sentito la pittura come modo privilegiato per trarre e comunicare emozioni. Il mio percorso, osservato a ritroso, mi vede cogliere a pieno l’imprinting artistico ricevuto in famiglia. Ho avuto una gran fortuna, sono nata in una famiglia ricca di qualità e talenti e ho respirato arte da quando sono venuta al mondo. È stata la base per impostare al meglio la mia vena artistica sia sul piano caratteriale che sul piano lavorativo. Ho avuto un’infanzia fantastica. Genitori e nonni che mi hanno sempre incitato a fare e sperimentare. Per me, riempirmi di colori, dipingere, essere in contatto con la natura voleva dire esprimermi totalmente.
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
Il mio Lavoro: le mie opere appartengono al genere dell’idillio in perfetto equilibrio tra sensazioni, emozioni e riflessioni. La fusione dell’infinito spaziale e dell’infinito temporale. La contemplazione dell’immensità e il desiderio umano di oltrepassare i limiti dello spazio-tempo.
Lavoro con materiali naturali come polvere di marmo, gesso, stucco, sabbia, spezie, caffè, carta e cartoncini. Le superfici dei miei quadri appaiono organiche e vive: compaiono crepe, tracce, rotture.
È eccitante il fatto che non si possa mai prevedere esattamente come si svilupperà la superficie durante il processo di asciugatura, come e dove la struttura si strapperà.
” È come nella vita reale: non tutto è sempre prevedibile.”
Le mie immagini riflettono i processi della natura, i segni del divenire, lo sviluppo, il degrado e quindi la bellezza delle tracce della vita vissuta. Se dovessi scegliere tre parole per descrivere la mia arte, direi: im-perfetto, im-permanente e in-completo”.
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
L’arte suggerisce a chi sa ascoltarla di trattenere solo ciò che è davvero essenziale. Questo obbliga l’artista ad essere più selettivo e ad imparare a scegliere e lo fa in un’epoca nella quale è divenuto impegnativo riconoscere la qualità, la bellezza e tutto ciò che ci può migliorare. L’arte è conoscenza completa, non solo conoscenza razionale. È una visione a 360° che porta quasi sempre a salvare solo una parte del tutto e che fa dell’artista il suo strumento. L’arte? Serve! E di questi ultimi tempi ancora di più – se compresa ed accolta nella propria vita – ci dà speranza, ci fa sognare, ci emoziona, ci fa entrare in contatto con qualcosa di estraneo a noi, spronandoci a crescere, ci fa migliorare, ci stimola ad approfondire la conoscenza e il sapere, ci fa riflettere, ci fornisce un linguaggio universale per comunicare.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Sono tanti. Io non vorrei mettere limiti, ma sono tanti anche gli anni e si dovrebbe dare più spazio ai giovani. Comunque, la pittura, l’arte in sé, l’espressività, non credo debbano essere alterate dalla profezia della ragione: penso sia importante lavorare con spensieratezza, ogni dipinto è un progetto a sé che si compie.
La fantastica magia della pittura che pian piano nasce e che ti guida, a volte, in mondi che non conosci o dove non sapevi di essere stata. La pittura è per me, il senso, poi c’è tutto il resto che ne deriva. È una pratica che esalta l’isolamento, è il tempo rallentato.
Dipingere mi fa stare bene ed è quello che conta, poi chi non aspira a seguire ciò che diceva Confucio: “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno.”
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
L’arte non è qualcosa che può essere utile, anche se è essenziale. L’arte non cambia il mondo, ma è un modo per reinventarlo e per renderlo più prezioso. Aggiunge qualcosa alla realtà e la trasforma. L’arte è viva, dà un ritmo e un tono.
Sono grata a tutti gli artisti, perché non potrei vivere senza l’arte. Non penso solo agli artisti visivi, ma anche agli scrittori, ai musicisti, ai ballerini, ai poeti. L’arte è quella parte della vita in grado di renderla più densa e più intensa.
Non mi sono mai aspettata che l’arte potesse risolvere i problemi del mondo in cui viviamo, sia chiaro, ma sicuramente lo rende più felice.
In un mondo tutto social, dove tutto corre, dove non si ha tempo di “digerire” nulla, bisognerebbe stimolare a fare sempre più selezione e ricercare il “Bello” e soprattutto rallentare…l’Arte ha bisogno di tempo!
Va sicuramente Incoraggiata la comunicazione e la conoscenza. Sicuramente per gli artisti l’arte distribuita attraverso piattaforme online da modo di essere offerta a costi minori e annulla i confini che in altro modo sarebbero di difficile realizzazione. Avvicina persone diverse e da modo di impegnarsi nelle importanti conversazioni sociali guidate da artisti e operatori.
Pensatori, curatori e maestri hanno spinto per il cambiamento all’interno e all’esterno del mondo dell’arte criticando la natura eurocentrica dei musei, sostenendo la riconciliazione e incoraggiando l’uso di azioni antirazziste.
Le piattaforme online hanno fornito spazio per lo scambio aperto di informazioni, di individui, le cui voci potrebbero altrimenti non essere ascoltate, hanno condiviso storie e risorse per contribuire a facilitare il cambiamento.
Fonte: Exibart